Albe e tramonti

3 luglio (1995)

ore 04:15 - La città, stravolta dall'afa, si è addormentata da poco. La maggior parte di noi, invece, non ha chiuso occhio. In pullman si mangia, si parla a bassa voce, qualcuno dorme. Fa molto fresco. Il Vettore emerge piano dai banchi di nebbia nel sole del primo mattino. Uno dopo l'altro si svegliano tutti. Ho sempre più sonno, ma l'autista non sa la strada.

ore 08:45 - Zaini in spalla traversiamo il fiume Vomano quasi in secca. Pochi centimetri d'acqua, ma pur sempre confine, inizio del viaggio.

Maestosa faggeta, con radure di felci e orchidee, profondi impluvi incassati nell'ombra. Di tanto in tanto, scorrere di rivoli d'acqua.

ore 15:00 - Sopra la valle del Chiarino, ormai provati dall'avanzare lentissimo seguendo esili tracce nel folto.

Polvere, breccia e sole a picco: lo sterrato che ci conduce ai ruderi del vecchio mulino invasi dai gitanti domenicali.

Ci riposiamo a lungo vicino alle gelide acque del Chiarino che scorre nella fitta penombra.

Le spalle fanno male. Le gambe fanno male. Qualcuno ha paura di non farcela. Non pensavano che fosse così. Parliamo. Basse nuvole nere hanno messo in fuga la gente. La montagna è di nuovo silenziosa e nostra. Proseguiamo.

Sera - Il tramonto infiamma per un attimo le ultime creste di monte Corno, poi roccia e cielo impallidiscono insieme. Le prime stelle, le vacche che tornano dal pascolo, il riso che bolle sui fornelli. Le nostre quattro tende montate che aspettano. Una mucca sta per partorire. Il ronzio di migliaia di mosche. Campanacci lontani, i suoni della sera sui pascoli alti.

 4 luglio ore 05: 00 - La sveglia. Fa freddo, ma a terra neanche una goccia di rugiada. Ci mettiamo addosso tutto quello che abbiamo.

ore 08:00 - Partiti tardissimo. Stanchi da ieri, zaino e colazione preparati al rallentatore. Sono preoccupato per la lunga salita che ci aspetta. Forse siamo tutti preoccupati, ma nessuno lo dice. Cerco un passo veramente lento e regolare. Saliamo in silenzio.

ore 10:00 - Incontro coi pastori, i ragazzi visitano la malga. No, non possiamo proprio accettare un invito a pranzo. Momenti di conoscenza, di calore umano.

La malga sempre più piccola, sotto il salto dell'anfiteatro glaciale. Lontano, tra la foschia, il lago di Campotosto e i vapori della valle del Vomano. Gracchi sopra le nostre teste.

 

ore 14:00 - Sella del Venacquaro. Pranziamo nel sole, rilassati, sopra un canalino pieno di neve. Vento teso e frizzante.

ore 16:00 - Alla fonte. Una vasca da bagno bianca, appoggiata lì, a mezzo di un ghiaione, alta sul fondovalle pianeggiante ed erboso che abbiamo scelto per il campo. Dopo cena laviamo le pentole con la terra asciutta e friabile dei monticelli fatti dalle talpe.

ore 21:00 - In tenda. Fa ancora giorno ma qualcuno sta già dormendo fondo. Né uccelli, né animali al pascolo e neppure il rumore del vento. Resto a lungo sveglio, ad ascoltare il silenzio, mentre il cielo dietro la zanzariera ingrigisce a poco a poco.

(per chi ha gli occhi buoni ma proprio buoni, il campo di ValVenacquaro è il puntino rosso accanto al puntino bianco, sul fondo valle, sotto sella dei Grilli)

5 luglio

 

ore 03:50 - Sveglio Adriano ed Emanuele che dovranno salire a prendere l'acqua per la giornata. Sopra Pizzo d'Intermesoli brilla sottile la falce della luna contro il cielo sereno. Mettiamo su l'acqua.

Emanuele e Adriano ormai quasi invisibili sul pendio, si smonta il campo in fretta. L'acqua bolle.

ore 07:00 - Tutti più riposati. Mentre ci portiamo a sella Grilli, divertendoci a tenerci in equilibrio sui karren che frastagliano la salita, troviamo un bivacco di ragazzi dell'Est. Si stanno svegliando solo ora e uno sale con una bottiglia di plastica verso un rivolo che solca i ghiaioni di Pizzo d'Intermesoli. Siamo i primi italiani che incontrano su questo versante.

 

Prime difficoltà sulla cresta esposta e brecciosa che porta al Cefalone. Decidiamo di dividerci. Autoselezionarsi non è facile; per chi salirà ancora, per chi sceglierà l'itinerario alternativo.

ore 12:00 - Ci separiamo, restando in contatto radio. Il gruppo più numeroso affronta la ripida discesa del nevaio, mentre già siamo sui primi salti di roccia del Cefalone.

Lascio i ragazzi in cima ad un canale su una minuscola forcella e vado a piazzare una corda per l'autosicura.

Passeranno uno per volta lo spigolo. L'esposizione dev'essere impressionante per loro, ma uno dopo l'altro rompono il ghiaccio. Nuvole bianche passano veloci sopra le nostre teste.

ore 16:00 - In cima. L'euforia della prima salita alpinistica. Dopo qualche tentativo riesco a comunicare via radio con Enrico: il resto del gruppo è già in rifugio. Sulla cima mangiamo, riposiamo e facciamo grandi progetti per il futuro...

ore 18:00 - Campo Imperatore. Di nuovo tutti insieme. La doccia è fantastica, anche la cena, e vediamo perfino Italia-Nigeria. Ma che inutile squallore queste grandi costruzioni e gli impianti, è come se il viaggio fosse già finito.

6 luglio

Salita al Corno Grande. Per molti la prima volta. Tutto il peso lasciato in rifugio. Aria di scampagnata. La cima è sempre la cima ma come sempre è piena di gente.

Pranziamo e scendiamo in fretta, inseguiti da un nuvolone e dalla voglia di tornare a casa. Funivia e bus ci riportano a l'Aquila, dove perdiamo l'ultimo treno. Dopo un paio d'ore di ricerche troviamo insperata accoglienza presso il Centro Don Bosco. Siamo accolti con gentilezza, si scusano di non avere letti. Ci offrono due stanzoni semivuoti. Ci stendiamo sul pavimento e cerchiamo di far passare la notte.

7 luglio

Sono ancora sveglio quando la luce azzurrina dell'alba ritaglia dal buio gli incerti profili dei corpi stanchi dei miei compagni.

Scomodamente disteso con loro sul pavimento del grande stanzone, ascolto il respiro pesante e ineguale.

Dalle finestre mi giunge l'odore d'asfalto della città addormentata nella pesante atmosfera di luglio.

Davanti ai miei occhi socchiusi sfilano vivissime albe e tramonti di questi giorni.

E mi sorprendo d'un tratto a pensare a come la Bellezza sia ormai entrata nelle nostre vite, di come le metta e le rimetta in gioco, alone di luce chiara e indistinta sul limitare della notte.

 

(introdotto a Settembre 2002, prima publicazione in: Club Alpino Italiano - Delegazione Regionale Umbra -annuario regionale 1995)