HOME PAGE > PRIMI PASSI

PRIMI PASSI


 

1969 - 1981. O così mi pare. Potrei sbagliarmi, ma non di molto. A sinistra, me stesso con il vestito della prima Comunione. Avevo i pantaloni corti e la cosa mi dispiaceva un po'. Li avrei voluti lunghi, ma non ero il solo. In effetti quelli lunghi costavano di più; ma non era solo quello. Nella piccola città in cui sono cresciuto, Bressanone, a quell'epoca, in quella circostanza, mettere i pantaloni lunghi ad un bambino dava l'idea di certa supponenza, non so come spiegarmi, di arrivismo sociale e cose del genere. Qualcosa - nel bene e nel male - di molto lontano dai valori della mia famiglia. Sia chiaro, non sto menandola con l'infanzia infelice. La mia è stata banalmente felice e non ricordo traumi degni di nota. Ok?

Tornando alle foto, per l'occasione mi si fece anche la tessera per la riduzione ferroviaria. La foto di sinistra, appunto. Non riesco a guardare questa foto senza provare, ancora oggi, una forte commozione. Profondità e innocenza. Rimettere insieme quello sguardo potrebbe essere scopo sufficiente per una vita. E non vi nascondo che in parte lo è stato. L'altra mi ritrae, arrogante, bello e spietato, alla soglia dei miei difficili - per chi sono facili? - vent'anni. Per noi poi era diverso. Roma e Bologna bruciavano, la Rivoluzione era alle porte ed eravamo pronti ad immolarci. Quanto a me, più che altro, avevo un gran desiderio di immolarmi, dato che non avrei in alcun modo sopportato i compromessi ed i gravami dell'età adulta. O così pensavo. E pensavo bene. Poi, un po' per voglia, un po' per contrarietà, adulto ci sono diventato lo stesso. Quanto ai compromessi... Queste due foto, ingrandite, mi accompagnano da tanto tempo. Alla fine di una giornata di lavoro, meglio buttarci un'occhiata, mi sono spesso detto. Se riesco a reggere lo sguardo di quel giovane arrogante che voleva cambiare il mondo e di quell'innocenza bambina che ancora conversava col Padre, a reggere quello sguardo senza arrossire, beh, allora, statene certi, è stata una buona giornata. Vi dirò un segreto. Non ve lo dovrei dire davvero, è che sembra maledettamente immodesto e già questo sito comincia ad assomigliare al Vittoriale e ho paura di finire per diventare il monumento di me stesso senza neppure mai essere stato 'qualcuno'. Ma lo devo ai vostri vent'anni, e alla nostra comune paura del tempo che viene. Vi devo questa cosa, della speranza, voglio dire. Ah, stavo dicendo? guardarli senza arrossire: ci riesco abbastanza spesso. Ma non lo dite a nessuno...

 

(gennaio 2001)

 

 

Submenu